"Come Comune di Bologna abbiamo
deciso che non fosse più sufficiente fare il lavoro
istituzionale che lungo questi due anni abbiamo fatto,
attraverso anche il Consiglio comunale, con visite nelle carceri
che hanno constatato una situazione davvero insostenibile e per
noi incostituzionale, ma servisse prendere parola pubblica,
perché non ci fosse semplicemente una cinica contabilità dei
morti in carcere". A parlare è l'assessore al Welfare Luca
Rizzo Nervo, in occasione della mobilitazione pubblica
organizzata a Bologna dal Comune e dall'Ordine degli avvocati in
piazza Lucio Dalla, sulla situazione drammatica delle carceri
italiane.
Con 84 suicidi da inizio anno, 62.110 detenuti contro i
51.234 posti di capienza regolamentare. Uno degli obiettivi è
far partire una "rete di città", per alimentare un dibattito
"che spesso si sintetizza nel sentire sottosegretari alla
Giustizia che parlano di 'intima gioia nel togliere il respiro
alle persone'".
Presenti, tra gli altri, il presidente dell'Ordine degli
avvocati di Bologna, Flavio Peccenini, il presidente della
Camera Penale di Bologna, Nicola Mazzacuva, l'avvocato Ettore
Grenci e l'attore Alessandro Bergonzoni. "Occorre un
provvedimento - ha sottolineato Peccenini - più provvedimenti
che svuotino, parzialmente, le carceri. Visto che non siamo in
grado di costruirne delle nuove, meritevoli di essere chiamati
luoghi di recupero e riabilitazione, dobbiamo sicuramente
cercare di svuotare maggiormente le vecchie e poi mentre le si
svuotano renderle ancora più adatte".
Bergonzoni, dal canto suo, è pronto a lanciare il movimento
dei 'rivoltosi fuori'. "Chiedo alle persone di prendere i loro
cappotti e di rivoltarli, in maniera che le altre persone quando
ti vedono in giro per strada ti chiedano perché il tuo cappotto
è rivoltato? Perché mi rivolto a quello che c'è di rivoltante
dentro un carcere". Inoltre l'artista bolognese chiede agli
stessi ragazzi che scendono in piazza per protestare contro la
violenza sulle donne, di interessarsi e manifestare anche per le
condizioni drammatiche di chi vive in carcere. "Queste donne
chi sono? Questi uomini chi sono? Sono diversi? Meno armi e più
attenzione a chi ha commesso un reato, ma è colpito da uno Stato
che commette lo stesso reato", ha sottolineato.
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