È nato a Houston, Stati Uniti, ma gioca per il Libano. Ed è col Libano che ha fatto una piccola grande impresa. Hady Habib è il primo tennista del Paese mediorientale capace di conquistare un titolo Atp e il Libano diventa così l'85/a nazionale a vincere un titolo in singolare.
Lo ha fatto nel Challenger di Temuco, in Cile: due ore e 34 minuti per vincere una finale contro l'argentino Ugo Carabelli e per portare la bandiera bianca e rossa all'attenzione del mondo al di là di guerre e distruzione.
Stretto tra Siria e Israele, il Libano vive da vicino la guerra. Habib la sua via di fuga l'ha trovata con il tennis: a 26 anni è numero 216 Atp, suo primato personale, raggiunto proprio con la vittoria di Temuco in cui era arrivato da n.320. "104 motivi per festeggiare" ha scritto il tennista, che ora grazie alla scalata vede le qualificazioni degli Slam.
E già alle Olimpiadi di Parigi Habib si era preso la scena insieme al compagno Benjamin Hassan. Prima per il doppio, grazie a una wild card dell'Itf. Poi in singolare, grazie al forfait di Hubert Hurkacz, con un primo turno in cui ha affrontato Carlos Alcaraz. La sconfitta, quasi scontata, però è stata indolore perché quel match sulla terra del Roland Garros è stato molto più di una partita. "Un sogno che diventa realtà - aveva detto il libanese - e qualcosa che porterò per sempre nel cuore. Giocare a questo livello è uno stress, ma di quelli che fanno bene, che aiutano a crescere".
Habib fa parte di quella lunga schiera di giocatori emersi dai college americani. "Quando ho messo piede al Roland Garros per le Olimpiadi - ha detto - sembravo perso, non sapevo dove andare. Chi mi ha visto avrà pensato che fossi un turista, non un giocatore. Per un libanese, essere in quel gruppo ristretto di 10 atleti del nostro Paese che sono andati a Parigi, è un'emozione incredibile. Un momento di grande orgoglio".
Il nativo del Texas ha sempre spiegato il motivo della scelta di giocare non per gli Usa ma per il Libano: "Molte persone - scrive - mi hanno chiesto il perché visto che ho la cittadinanza statunitense. Per me quella decisione è stata facile. Non importa quello che attraversa il mio Paese, sono così orgoglioso di portare quella bandiera. Anche se in campo gioco per me stesso, sento che il mio successo è stato spesso spinto dall'orgoglio di rappresentare il Libano: alcuni dei miei ricordi più belli sono legati alla squadra di Coppa Davis". E ancora: "L'ho detto un milione di volte che sto lavorando per essere tra i migliori giocatori al mondo. Ma questa è solo una parte di quello che è il mio sogno più grande. Spero che la mia carriera e la mia voce come atleta libanese possano ispirare le persone in Libano ad avere una possibilità in più. Se c'è un modo in cui posso restituire qualcosa al mio Paese, sono disposto a percorrere quella strada per dare un messaggio alle persone straordinarie che lo popolano. La mia famiglia è tornata nella casa della mia infanzia nel 2019, dove tutti sono più felici. Per quanto mi riguarda, mi rende felice il fatto di poter tornare alle mie radici e stare con i miei amici più cari". Una vera e propria dichiarazione d'amore, per una terra che più di tante altre, ha bisogno di speranza.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA