La Commissione per l'esame dei
progetti di restauro attinenti al patrimonio ecclesiastico
valdostano ha approvato cinque interventi di recupero.
L'iniziativa rientra nell'ambito del protocollo di intesa tra la
Diocesi di Aosta e la Regione Valle d'Aosta per la salvaguardia
e la valorizzazione dei beni culturali appartenenti ad enti e
istituzioni ecclesiastiche.
La Commissione ha approvato i seguenti progetti (per i quali è
stata definita una proposta di contributo): nella cappella di
San Michele arcangelo di Rhins a Roisan restauro e risanamento
conservativo; nella chiesa parrocchiale di San Remigio di
Saint-Rhémy-en-Bosses restauro della cappella a sinistra del
coro, restauro del crocifisso d'arco trionfale in legno
policromo del XIV secolo e di due statue anch'esse lignee
risalenti al XVIII secolo e raffiguranti i santi Remigio e
Bernardo della en-Bosses; nella cappella di San Germano di Grand
Villa a Verrayes restauro della facciata e del campanile; nella
cappella di Sant'Anna di La Saxe di Courmayeur restauro della
facciata; e nella cappella di San Germano di Grand Villa a
Verrayes restauro delle decorazioni pittoriche della facciata.
"La collaborazione tra Regione e Diocesi - sottolinea il vescovo
di Aosta, Franco Lovignana - vuole restituire alle comunità
locali, anche quelle più piccole dei villaggi, edifici e opere
d'arte nelle quali intere generazioni si sono identificate e si
identificano dal punto di vista religioso e culturale. Si tratta
di un'operazione che ha anche un valore pedagogico perché vuole
restituire, con il bene, la consapevolezza che esso appartiene
alla comunità e il necessario protagonismo della stessa nel
custodire e nel valorizzare quanto ricevuto dai padri". "I beni
culturali di proprietà della Diocesi valdostana - aggiunge
l'assessore Jean-Pierre Guichardaz - rivestono un ruolo
fondamentale nel processo di sviluppo culturale e sociale della
nostra regione, in quanto espressione di valori specifici della
nostra stessa comunità oltre che tasselli imprescindibili per
comprendere le origini della nostra storia. Tutelando e
conservando i beni culturali di interesse religioso è quindi
possibile attuare, seppure indirettamente, quella necessaria
forma di tutela e conservazione della nostra identità
territoriale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA