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A Parigi 'l'Odissea umana' delle migrazioni

A Parigi 'l'Odissea umana' delle migrazioni

Anche mappamondo di Pietro Ruffo in mostra al Musée de l'Homme

PARIGI, 30 novembre 2024, 13:53

Redazione ANSA

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(di Paolo Levi) Parigi esplora l'Odissea umana delle migrazioni. Mentre nelle acque del Mar Mediterraneo e della Manica continuano a consumarsi tragedie e in Italia si discute del decreto flussi, il Musée de l'Homme di Parigi dedica una importante mostra al tema delle migrazioni.
    "Migrations. Une Odyssée Humaine', questo il titolo dell'esposizione in programma fino a giugno 2025 nel grande spazio espositivo affacciato sulla Tour Eiffel. Lungo il percorso, tanti oggetti raccontano l'umanità in cammino attraverso i millenni: dal poster del film 'The Immigrant' di Charlie Chaplin, fino a gilet di salvataggio o un dente antico di 54.000 anni. Ma anche un 'migration globe' dell'artista italiano, Pietro Ruffo, realizzato per la mostra. "Dinanzi ai dibattiti incandescenti su questa questione divenuta bruciante nell'attualità politica, desideriamo riposizionare il fatto migratorio su scala planetaria, nel lungo termine", spiega la direttrice del Musée de l'Homme, Aurélie Clemente-Ruiz, nel preambolo dell'esposizione dal ricco apparato pedagogico. Frutto di due anni di lavoro, 'Migrations. Une Odyssée Humaine' tenta di smontare - dati e cifre alla mano - luoghi comuni e pregiudizi intorno ai migranti di ogni epoca o provenienza, con l'intento di ridimensionare le angosce spesso irrazionali legate a chi non proviene dal nostro stesso luogo di nascita. Per farlo, il comitato scientifico incaricato di preparare la mostra è ricorso ad una decina di discipline: dall'antropologia alla genetica, dall'archeologia alla demografia, dal diritto alla geografia: il tutto corredato da cifre e dati.
    "Migrante, immigrato, rifugiato, sans-papier, expat..." Attraverso estratti di film, documenti, vignette satiriche, l'esposizione si apre con le ''parole della migrazione", dimostrando quanto la percezione dello 'straniero' sia spesso conseguenza di costruzioni sociali e culturali alimentate dall'immaginario e dalle paure insite in ciascuno di noi. Siano essi polacchi, cinesi, spagnoli, italiani o africani, gli immigrati vengono di volta in volta stigmatizzati dalle stesse accuse: pigri, sporchi, incapaci di adattarsi, "ladri" del lavoro altrui. Come un'immutabile litania, attraverso lo spazio ed il tempo. "Lungi dall'essere eccezionale, la migrazione esiste dall'avvento, 300.000 anni fa, dell'Homo Sapiens sul continente africano", sottolinea Christine Verna, paleoantropologa incaricata dell'ultima parte della mostra conscrata alle Origini dell'umanità.
    L'esposizione al Palais de Chaillot - l'edificio Anni Trenta sede del Musée de l'Homme sul piazzale del Trocadéro - si ispira ad un recente Manifesto pubblicato dal Muséum National d'Histoire Naturelle, secondo cui "tutte le specie migrano, siano esse vegetali, animali o umane', per diversi motivi", recita il testo del 2018. Parole che trovano una quasi ideale raffigurazione nel 'Migration globe' di Pietro Ruffo esposto a Parigi. Sulle sue mappe e mappamondi, l'artista classe 1978 in questi giorni in mostra anche al Palazzo delle Esposizioni a Roma ('L'Ultimo meraviglioso minuto', fino al 16 febbraio 2025) disegna minuziosamente, con l'immancabile penna biro, scene di migrazioni antiche o contemporanee, in un mondo senza frontiere: uccelli migratori sorvolano gli spazi. Fragili ritagli di carta sembrano ricordare la vulnerabilità dei viventi, in un pianeta in perpetuo movimento. Le migrazioni, una storia antica quanto il mondo. Fino all'8 giugno al Musée de l'Homme.
   

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