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In evidenza
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Una imponente figura femminile occupa
il centro della scena e tutto intorno un fermento di vita vera
che però prelude ad un abbandono di quei vicoli per far spazio
agli stradoni pensati per collegare il centro città alla
stazione ferroviaria di Napoli . E' il 'Presepe dei fondaci' ,
antiche aree della città portuale destinate a depositi e
trasformate negli anni in umili abitazioni, in mostra a Napoli
che ci propone una istantanea 'scattata' nel 1889 dalla penna di
Matilde Serao la donna al centro del presepe. " Matilde Serao -
spiega all'ANSA Vincenzo Nicolella responsabile dell'
Associazione Presepistica Napoletana promotrice della mostra "La
Poesia del presepe napoletano" visitabile gratuitamente nella
chiesa di Santa Marta in Via San Sebastiano 42 - è una delle più
interessanti figure della intellighentia napoletana su questo
speciale allestimento e' riprodotta con altri 'nuovi pastori'
intellettuali ed artisti protagonisti di quell' epoca come
Roberto Bracco , Francesco Mastriani, Ferdinando Russo, Giuseppe
Fiorelli, Filippo Palizzi, Salvatore Di Giacomo, Mario Costa,
Vincenzo Russo ". "Questa opera - spiega Nicolella - sottolinea
la trasformazione stilistica e concettuale del presepe
napoletano da quello settecentesco cosiddetto cortese , a quello
per così dire "moderno". Dai paesaggi rurali con pastori
viandanti e diretti verso la Nativita', si passa alle
ambientazioni cittadine dove è la vita del vicolo con i
venditori ambulanti a riempire la scena. Il presepe mantiene la
tecnica realizzativa per realizzare scenografia e i pastori, ma
diventa uno strumento per raccontare i mutamenti sociopolitico,
economico e di costume di una società di cui il presepe è sempre
stato un riflesso". La meticolosa realizzazione dei luoghi del
presepe, a cui da giugno scorso hanno collaborato 35 persone tra
i quali 7 maestri presepiali, e' stata ottenuta attraverso
un'accurata ricerca documentale, testi, poesie, canzoni foto e
dipinti a partire dai quadri di Vincenzo Migliaro anche lui
riprodotto in una numerose scene presenti mentre abbozza una
delle sue opere commissionate, a futura memoria, dal Governo
dell'epoca proprio in previsione della prossimo risanamento.
"Questa opera - spiega Nicolella - e' un esempio della
trasformazione che portò il presepe settecentesco cosiddetto
cortese , salvaguardandone la tecnica per realizzare scenografia
e i pastori, a tenere sempre di piu' in considerazione i
mutamenti sociopolitico, economico e di costume di cui il
presepe divenne un riflesso". Ed e' proprio la vita vera di
quegli stretti vicoli che il 'Presepe dei fondaci' si propone,
meticolasamente e non risparmiando dettagli, di raccontare. Qui
bene e male convivono in pochi centimetri e agli intellettuali
ed artisti presenti sulla scena si affiancano scugnizzi che
giocano, ambulanti, artigiani, innamorati abbandonati fino ad
arrivare scoprire , attraverso le sbarre di un balcone, una
stanza dove un prostituta, sotto gli occhi di una madre
complice, si da gli ultimi ritocchi prima dell'arrivo dei
clienti. Un presepe senza la scena della nativita' quindi. "No -
svela Nicolella indicando una scena ai margini del presepe - li
come si vede ci sono due persone che, in previsione
dell'imminente abbattimento della chiesa che lo ospitava ,
portano in salvo un classico presepe con la capanna e la Sacra
famiglia ". L'ultima foto prima che '' Il ventre di Napoli -
come descritto da donna Matilde - fosse sventrato.
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